Rapinatore alla sbarra a 11 anni dal colpo

Rapinatore alla sbarra a 11 anni dal colpo
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NOVARA, Un processo che arriva in aula a molti anni di distanza dai fatti, ossia una rapina avvenuta nel Novarese – precisamente a Oleggio – il 25 ottobre del 2006. La prima udienza si era svolta lo scorso settembre, a quasi 10 anni dal colpo, quindi. L’indagato era stato iscritto nel registro in Procura nel 2008.

Venerdì la nuova udienza, la terza, e l’aggiornamento poi al prossimo 19 maggio. Alla sbarra si trova S.A., 47enne palermitano, già detenuto per altre cause proprio in Sicilia e incastrato da quella che viene sempre più definita come la prova regina in ogni processo, ossia il Dna. Stando all’accusa l’uomo sarebbe uno dei rapinatori in trasferta che, 11 anni fa, aveva preso di mira la filiale della Banca Popolare di Bergamo di Oleggio, rinchiudendo i dipendenti e i clienti in uno sgabuzzino. Un colpo che non si era rivelato particolarmente fortunato per i malviventi. Tra le banconote prelevate, infatti, era presente una mazzetta ‘civetta’, che era poi esplosa mentre fuggivano, sporcando il bottino, che così non era più utilizzabile per nessuno. Alla banda non era rimasto altro che lasciare diverse migliaia di euro a terra in banca e prelevarne circa 3mila, che si erano infilati nelle tasche, fuggendo. Le Forze dell’Ordine erano risaliti ai primi risultati e all’attuale imputato grazie al Dna, alle impronte ritrovate su alcuni guanti e un cappellino abbandonati. In aula si è parlato proprio di quanto era stato ritrovato, compreso il cappellino, e di come si è così giunti a S.A. In aula ha parlato una dipendente della Scientifica di Palermo. Alla prossima udienza spazio ai testi della difesa e alla discussione.

mo.c.

NOVARA, Un processo che arriva in aula a molti anni di distanza dai fatti, ossia una rapina avvenuta nel Novarese – precisamente a Oleggio – il 25 ottobre del 2006. La prima udienza si era svolta lo scorso settembre, a quasi 10 anni dal colpo, quindi. L’indagato era stato iscritto nel registro in Procura nel 2008.

Venerdì la nuova udienza, la terza, e l’aggiornamento poi al prossimo 19 maggio. Alla sbarra si trova S.A., 47enne palermitano, già detenuto per altre cause proprio in Sicilia e incastrato da quella che viene sempre più definita come la prova regina in ogni processo, ossia il Dna. Stando all’accusa l’uomo sarebbe uno dei rapinatori in trasferta che, 11 anni fa, aveva preso di mira la filiale della Banca Popolare di Bergamo di Oleggio, rinchiudendo i dipendenti e i clienti in uno sgabuzzino. Un colpo che non si era rivelato particolarmente fortunato per i malviventi. Tra le banconote prelevate, infatti, era presente una mazzetta ‘civetta’, che era poi esplosa mentre fuggivano, sporcando il bottino, che così non era più utilizzabile per nessuno. Alla banda non era rimasto altro che lasciare diverse migliaia di euro a terra in banca e prelevarne circa 3mila, che si erano infilati nelle tasche, fuggendo. Le Forze dell’Ordine erano risaliti ai primi risultati e all’attuale imputato grazie al Dna, alle impronte ritrovate su alcuni guanti e un cappellino abbandonati. In aula si è parlato proprio di quanto era stato ritrovato, compreso il cappellino, e di come si è così giunti a S.A. In aula ha parlato una dipendente della Scientifica di Palermo. Alla prossima udienza spazio ai testi della difesa e alla discussione.

mo.c.


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