Cerimonia del fiore: un’emozione che si tramanda

Cerimonia del fiore: un’emozione che si tramanda
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NOVARA - Tradizione rispettata. Una giornata limpida ma caratterizzata da un freddo pungente non ha tenuto lontano i novaresi da quelli che sono i “riti” della Patronale. Centro storico animato, ieri mattina, in previsione del corteo che dal Municipio si è poi lentamente mosso verso la Basilica di San Gaudenzio dove, preceduta come sempre dalla suggestiva “offerta dei fiori”, il vescovo, monsignor Franco Giulio Brambilla, ha come sempre celebrato la solenne funzione eucaristica.

Tanta gente per strada e nelle vie che portano al Tempio tibaldiano. Discreto quanto significativamente palpabile un intensificato servizio predisposto (visti anche i tempi...) dalle Forze dell’ordine. E c’erano (ogni anno sempre meno, purtroppo) anche i “marunat”. Ci sono le autorità, da chi si è messo diligentemente nel “gruppo” del corteo a chi, invece, ha preferito fare quattro passi da solo (forse per scaldarsi un poco), in tempo comunque per farsi poi trovare al momento giusto sul sagrato della Basilica.

L’arrivo del corteo è come sempre segnalato in lontananza dalle note della banda. Poi sono arrivati i “valletti” comunali, portando come sempre sulle spalle i sei canestri con i fiori metallici che rappresentano il momento più emozionante della cerimonia.

Ad accogliere il vescovo sono il sindaco Alessandro Canelli, accompagnato dal prefetto Francesco Paolo Castaldo e dal presidente della Provincia di Novara Matteo Besozzi. Con loro il “benvenuto” di rito è portato anche dal canonico del Capitolo di San Gaudenzio don Natale Allegra. Poi tutti insieme, volti noti e meno, sono entrati in una Basilica già da tempo piuttosto affollata. Lo squillo di una tromba ha quindi attirato l’attenzione di tutti. La grossa fioriera veniva lentamente abbassata dalla volta e i sei “canestri” ritrovano la loro originaria collocazione. Un secondo segnale e ecco che, seguita da centinaia di sguardi, la stessa riprendeva a salire. Il rito, a metà fra storia e leggenda che vuole ricordare l’incontro fra il protovescovo novarese e il suo omologo Sant’Ambrogio, è completato anche in questa circostanza. Si poteva dunque passare alla solenne funzione, il cui momento principale è stato come sempre l’omelia pronunciata da monsignor Brambilla. Un intervento caratterizzato quest’anno da minori contenuti “civici” e di attualità, per lasciare spazio a riflessioni più di carattere dogmatico. Accennando brevemente alla sua ultima pubblicazione, “Liber Pastoralis”, monsignor Brambilla si è quindi soffermato sulla “prima Lettera di Pietro” esortando e auspicando «la Chiesa Gaudenziana ad avere un futuro» attraverso una completa collaborazione da parte di tutti.

Luca Mattioli

Leggi di più sul Corriere di Novara di lunedì 23 gennaio 2017 

NOVARA - Tradizione rispettata. Una giornata limpida ma caratterizzata da un freddo pungente non ha tenuto lontano i novaresi da quelli che sono i “riti” della Patronale. Centro storico animato, ieri mattina, in previsione del corteo che dal Municipio si è poi lentamente mosso verso la Basilica di San Gaudenzio dove, preceduta come sempre dalla suggestiva “offerta dei fiori”, il vescovo, monsignor Franco Giulio Brambilla, ha come sempre celebrato la solenne funzione eucaristica.

Tanta gente per strada e nelle vie che portano al Tempio tibaldiano. Discreto quanto significativamente palpabile un intensificato servizio predisposto (visti anche i tempi...) dalle Forze dell’ordine. E c’erano (ogni anno sempre meno, purtroppo) anche i “marunat”. Ci sono le autorità, da chi si è messo diligentemente nel “gruppo” del corteo a chi, invece, ha preferito fare quattro passi da solo (forse per scaldarsi un poco), in tempo comunque per farsi poi trovare al momento giusto sul sagrato della Basilica.

L’arrivo del corteo è come sempre segnalato in lontananza dalle note della banda. Poi sono arrivati i “valletti” comunali, portando come sempre sulle spalle i sei canestri con i fiori metallici che rappresentano il momento più emozionante della cerimonia.

Ad accogliere il vescovo sono il sindaco Alessandro Canelli, accompagnato dal prefetto Francesco Paolo Castaldo e dal presidente della Provincia di Novara Matteo Besozzi. Con loro il “benvenuto” di rito è portato anche dal canonico del Capitolo di San Gaudenzio don Natale Allegra. Poi tutti insieme, volti noti e meno, sono entrati in una Basilica già da tempo piuttosto affollata. Lo squillo di una tromba ha quindi attirato l’attenzione di tutti. La grossa fioriera veniva lentamente abbassata dalla volta e i sei “canestri” ritrovano la loro originaria collocazione. Un secondo segnale e ecco che, seguita da centinaia di sguardi, la stessa riprendeva a salire. Il rito, a metà fra storia e leggenda che vuole ricordare l’incontro fra il protovescovo novarese e il suo omologo Sant’Ambrogio, è completato anche in questa circostanza. Si poteva dunque passare alla solenne funzione, il cui momento principale è stato come sempre l’omelia pronunciata da monsignor Brambilla. Un intervento caratterizzato quest’anno da minori contenuti “civici” e di attualità, per lasciare spazio a riflessioni più di carattere dogmatico. Accennando brevemente alla sua ultima pubblicazione, “Liber Pastoralis”, monsignor Brambilla si è quindi soffermato sulla “prima Lettera di Pietro” esortando e auspicando «la Chiesa Gaudenziana ad avere un futuro» attraverso una completa collaborazione da parte di tutti.

Luca Mattioli

Leggi di più sul Corriere di Novara di lunedì 23 gennaio 2017 

 

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